Dio come garante dell'evidenza

(Pag. 126 - 130)

Dipinto "Dio Padre" di Cima da Conegliano,
data sconosciuta

LE IDEE E LA LORO CAUSA

Il cogito, espresso nella proposizione "Io penso, dunque io sono", è considerato da Cartesio come una verità indubitabile, cosa che dipende dal fatto che io la intuisco come assolutamente chiara e distinta. Il soggetto è certo della propria esistenza come essere pensante e delle proprie idee, cioè rappresentazioni che il soggetto ha nell'atto del pensare, che per il filosofo sono correlate alla mente. Di esse ve ne sono 3 categorie:

1. le idee avventizie, provenienti dalle nostre esperienze esterne(es. quelle degli altri uomini);
2. le idee fattizie, inventate da noi stessi (es. quelle fantastiche);
3. le idee innate, le quali non provengono né dall'esterno, né dal soggetto, ma che sembrano "nate con me" (es. quelle matematiche).

Il soggetto non può tuttavia essere certo della realtà che le cose rappresentano, e quindi potrebbe pensare che cose create dalla sua immaginazione siano vere perché ingannato dal genio maligno. Dovrà quindi dubitare di ogni cosa della realtà, mentre delle qualità, come ad esempio luci, colori, suoni e odori, ne ignoriamo automaticamente la veridicità o meno.  Per scoprire se le idee della nostra mente coincidano effettivamente alla realtà esterna è necessario interrogarsi sulla loro causa, la quale non contiene una minore perfezione e realtà dell'idea che produce. Il dubbio rimane perciò con le idee avventizie, che potrebbero essere esterne o essere frutto della nostra mente e dunque non esistere realmente.

IL PROBLEMA DI DIO E DELLA SUA ESISTENZA

In riferimento alle idee innate, invece, Cartesio afferma che il fatto che un essere imperfetto e finito come l'uomo abbia l'idea di Dio come essere perfetto e infinito sia una dimostrazione della sua esistenza come causa dell'idea. Tale argomento prende il nome di "marchio di fabbricazione", secondo cui è Dio ad imprimere nella nostra mente l'idea della sua esistenza. Se fosse l'uomo ad essere la causa di sé stesso, si attribuirebbe le perfezione di cui ha l'idea ma che non possiede, e pertanto Dio ha creato l'uomo finito, ponendo in lui l'idea dell'infinito e della perfezione. Infine, Dio deve esistere necessariamente perché pensarlo presuppone la sua esistenza. Quest'ultima dimostrazione logica è denominata "prova ontologica", è stata criticata già dai suoi contemporanei, come Pierre Gassendi, per cui l'esistenza non può essere considerata una proprietà degli esseri, ma Cartesio risponde che solo l'idea di Dio coinvolge l'esistenza.

DALL'ESISTENZA DI DIO ALLA VERITÀ DEL MONDO

Sezione tratta dall'affresco "Creazione di Adamo"
di Michelangelo Buon\arroti,
1511

L'argomentazione cartesiana si distingue in 3 passaggi volti a provare l'esistenza di Dio, oltre a quella di sé stessi in qualità di esseri pensanti:

1. Il primo passaggio riconosce Dio come essere perfetto, ed essendo anche buono non può ingannare gli uomini, altrimenti sarebbe malvagio e di conseguenza imperfetto. Nonostante la capacità di ingannare possa simboleggiare un acume intellettuale, rimane testimonianza di debolezza e malizia.

2. In secondo luogo, Dio ha donato agli uomini la facoltà di giudicare e di distinguere il vero dal falso: per tale ragione tutto ciò che la ragione ci presenta come vero in modo chiaro e distinto è da ritenersi tale. Gli uomini sono dotati di una capacità conoscitiva affidabile perché creati da Dio, che non potrebbe essere responsabile dell'inganno.

3. Nell'ultimo passaggio si pone un interrogativo, ossia se io ricevo da Dio una facoltà intellettiva attendibile e se egli non mi inganna, allora l'errore non esiste? L'errore non scaturisce in tal caso dall'intelletto umano, bensì dalla volontà, con cui costringiamo l'intelletto ad assentire a cose che non percepisce chiaramente. L'intelletto è pienamente affidabile solo se impiegato secondo la regola dell'evidenza, limitando il giudizio in ambito matematico con l'applicazione delle 4 regole del metodo.

LA CONOSCENZA DEL MONDO FISICO

Grazie alla dimostrazione dell'esistenza di Dio, alle conoscenze dell'uomo delle cose che <<appartengono alla natura corporea>>, se prima messe in dubbio, può esser riconosciuta l'attendibilità. La verità del cogito è relativa all'evidenza soggettiva che sia impossibile pensare senza esistere, mentre l'esistenza di Dio costituisce un criterio oggettivo aggiuntivo. Il sapere scientifico si fonda in conclusione su un Dio buono che non inganna e grazie a cui procedere ad accumulare conoscenza senza incorrere in dubbi.

Riassunto:

Secondo Cartesio:
  • il soggetto è sicuro della propria esistenza come essere pensante, quindi ha certezza delle proprie idee, oggetto immediato del pensiero
         queste si distinguono in:

- idee avventizie = derivanti dall'esperienza;
- idee fattizie = inventate dal soggetto;
- idee innate = non provenienti né dall'esperienza né dal soggetto 🡺 tra esse vi è l'idea di Dio, dalla quale deriva che Dio esiste, infatti l'idea innata di Dio come essere perfetto:
  • non può scaturire da un essere imperfetto 🡺 proporzionalità tra la perfezione di un'idea e la perfezione della sua causa;
  • deve scaturire da un essere perfetto (Dio) che l'ha impressa nella mente umana 🡺 argomento del "marchio di fabbricazione";
  • implica necessariamente l'esistenza di Dio (il concetto di perfezione assoluta include l'esistenza) 🡺 prova ontologica
Se Dio esiste ed è l'essere perfetto, allora Dio è buono e non inganna gli uomini, dunque:
  • la facoltà conoscitiva degli uomini è affidabile;
  • è vero ciò che la ragione ci presenta in modo chiaro e distinto 🡺 revoca del dubbio sulla realtà e uscita dal solipsismo



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