Hume e gli esiti scettici dell'empirismo

(Pag. 338 - 348)
Ritratto di David Hume di Allan Ramsay,
1766

LA RIFONDAZIONE DELLA "SCIENZA" DELL'UOMO

Nato a Edimburgo da una famiglia della piccola nobilita terriera, David Hume acquistò fama per l'opera "Storia dell'Inghilterra". Con la più impegnativa, ovvero "Trattato sulla natura umana" introdusse un nuovo approccio ai problemi filosofici. Consapevole della fragilità e incoerenza dei sistemi filosofici tradizionali, il compito più importante e urgente secondo il filosofo è quello di elaborare una "scienza" dell'uomo di carattere non metafisico ma sperimentale, in cui l'eloquenza prevale sulla ragione e le altre conoscenze dipendono dalla natura umana per poter progredire in tutti gli ambiti.

LE IMPRESSIONI E LE IDEE

Nel "Trattato", definisce come unica fonte della conoscenza umana la percezione, distinguendola in impressioni, cioè percezioni attuali che la colpiscono (es. dolore), e in idee, cioè immagini illanguidite (= indebolite) delle impressioni (es. il ricordo del dolore). Ambedue derivano dalle medesime percezioni e tutte le idee devono quindi ricondursi alle loro impressioni originarie. Esempi di impressioni che non hanno dato origine a un'idea sono le idee astratte della metafisica, ossia costruzioni arbitrarie senza fondamento non riconducibili alla percezione, mentre concetti fantastici come "unicorno" sono pur sempre un'unione di due idee particolari derivanti da impressioni, es. "cavallo" e "corno". La mente umana dipende quindi sempre e necessariamente dalle sue impressioni.

IL PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE TRA LE IDEE
Dipinto "Mela" di Mark Zelmer,
2013

Hume sostiene che grazie alla facoltà di memoria e immaginazione sia possibile conservare nella mente le impressioni e collegarne le impressioni: la memoria conserva l'ordine e la posizione delle idee semplici (es. ricordare persone nei tempi in cui le abbiamo conosciute), mentre l'immaginazione stabilisce le relazioni tra le idee con una certa libertà, non rispettando es. l'ordine in cui le impressioni si presentano. Tuttavia, poiché le nostre idee si presentano prevalentemente organizzate secondo schemi fissi, nei sogni e nelle fantasticherie l'immaginazione segue il principio di associazione. Quest'ultimo è analogo alla legge newtoniana di gravitazione universale e opera secondo:
  • il criterio di somiglianza: si associano idee simili (es. due paesaggi);
  • il criterio di contiguità: le esperienze si mostrano vicine nel tempo e nello spazio (es. colore di un frutto associato al suo sapore);
  • la relazione causa-effetto: le esperienze che appaiono legate alla casualità (es. alberi bruciati che fanno pensare al fuoco).
LE DUE TIPOLOGIE DI CONOSCENZA

Possiamo essere assolutamente certi delle conoscenze che si ottengono derivando un'idea dall'altra, detta "relazione tra idee" (es. 2+2=4), che in via della loro logica verità matematica (principio di non contraddizione) non necessitano il ricorso all'esperienza. Tuttavia, le conoscenze provenienti dalla relazione tra dati di fatto (es. convinzione che il sole sorgerà domani) si riferiscono a una maggiore o minore probabilità, poiché la mancanza di certezza matematica richiede una verifica empirica. Esse sono possibili, non necessarie (principio di casualità), per cui Hume conclude che l'esistenza prevede poche certezze e molte probabilità.

L'ANALISI DELL'IDEA DI CAUSA
Dipinto "La fiamma" di Tushar Singhla,
2020

Secondo Hume, l'idea di causa non corrisponde a una relazione tra idee, bensì riguarda l'esperienza. Nel momento in cui riconosciamo tale relazione causale, l'impressione B (es. scottatura) si presenta sempre dopo l'impressione A (es. fuoco).La relazione causa-effetto si definisce pertanto come la tendenza della nostra immaginazione, sorretta dall'abitudine, a proiettare nel futuro gli avvenimenti regolari del passato, ed è con un arbitrario salto logico che attribuiamo un "post hoc" ("dopo questo") a un "propter hoc" ("a causa di questo").

L'argomentazione humiana è riassumibile in:
  1. l'esperienza, che testimonia due eventi regolari e contigui;
  2. l'immaginazione e l'abitudine, che crede che nel futuro due eventi siano ugualmente collegati;
  3. tale legame è solo una creazione della nostra mente (A 🡺 B)
  4. la relazione causa-effetto si basa sull'attitudine soggettiva.
L'ABITUDINE COME FONTE DI CREDENZA

Dall'indagine sulla casualità risulta che l'esperienza non possa né garantire che due fenomeni siano sempre connessi tra loro, né l'uniformità del corso della natura, in quanto riteniamo che il mondo fisico sia reto da principi universali regolari e costanti è solo per via della naturale dell'uomo denominata "abitudine". Il sapere scientifico può invece classificare le regolarità già osservate e fare previsioni probabili. Dall'abitudine nasce la credenza, che non consiste in un atto dell'intelletto, bensì in un sentimento naturale che ci spinge a dare il nostro assenso alle impressioni e dunque a basare il nostro agire nei fenomeni testimoniati dalla nostra esperienza. Nella vita ci orientiamo secondo credenze, ma non possediamo certezze.

LA CRITICA ALL'IDEA DI SOSTANZA


Hume differenzia tra sostanza spirituale sostanza materiale (= i corpi fuori di noi), le cui singole qualità sono percepite dalla nostra mente sotto forma di impressioni (es. arancia che sto mangiando è rotonda). L'errore risulta in tal caso nel considerare es. una mela come "sostanza" invece di semplice compresenza di singole proprietà.
La sostanza spirituale, cioè l'io, è ciò che dà unità e ordine alle sensazioni per via della nostra tendenza a individuare un'entità ininterrotta nelle percezioni contigue. Inoltre, l'inconsistenza dell'io e della mente è provata dal fatto che con la morte, tutte le percezioni sono annientate e di tale ipotetica entità non rimane nulla

L'ASSENZA DI CERTEZZE

Il filosofo afferma, inoltre, che non possiamo essere certi di nulla, salvo delle verità matematiche perché razionali e universali, mentre tutto il resto, come le credenze e abitudini che guidano gli uomini tramite l'istinto, è determinato dalla probabilità. Nonostante le conoscenze dei "dati di fatto" non si fondino su certezze assolute, sono affidabili.

LA PROSPETTIVA ETICA DI HUME

Il suo approccio consente l'elaborazione di una visione delle cose antidogmatica, flessibile e aperta alla conferma dei fatti, principalmente in ambito morale e politico, in cui si focalizza sulla giustizia intesa come necessità di assicurare un'ordinaria convivenza civile, e sugli atteggiamenti che danneggiano la società. La morale si fonda di conseguenza sul sentimento sociale, piuttosto che sui valori, per assicurare felicità al maggior numero di persone. Con la cosiddetta "legge di Hume", distingue la sfera dell' "essere" e del "dover essere" e sostiene che è sbagliato pretendere di poter dedurre dal piano descrittivo quello prescrittivo, es. ubriacarsi non è considerato negativo sul piano assoluto ma lo diventa quando nuoce gli altri. Dal momento che vizi e virtù variano in base alla percezione del soggetto, il bene e il male si giudicano in base a principi empirici e al senso morale degli uomini che li conduce verso il bene comune e l'adozione di principi etici comuni.

L'INVITO ALLA MODERAZIONE

Dipinto "Ragazza che legge" di Corot Jean Baptiste Camille,
1845 - 1850

Hume conclude il "Trattato sulla natura umana" riconoscendo di essere soggiogato dai dubbi, dovuti alla ragione, per cui non appena smette di speculare (= riflettere) ritorna sul piano della vita concreta. Il nuovo ruolo della filosofia consiste pertanto nell'esortarci a non dimenticare che abbiamo una ragione limitata, per cui dobbiamo evitare di impiegare espressioni cine "è evidente, certo, innegabile".

Riassunto:

Hume sostiene che:

fonte della conoscenza sono le percezioni, che si distinguono in:
impressioni percezioni immediate e vivide;
idee = immagini illanguidite dalle impressioni
Memoria e immaginazione consentono di conservare le impressioni e collegare le idee, tuttavia la mente non è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione, il quale opera in base a 3 criteri:
  1. somiglianza;
  2. contiguità;
  3. casualità
Le idee complesse garantiscono:
- una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee;
- una conoscenza probabile quando derivano da relazioni tra dati di fatto, le quali implicano il principio di casualità, che deriva da una tendenza soggettiva a cogliere una connessione necessaria tra due eventi successivi e contigui
  • la fiducia nella regolarità dei fenomeni è frutto dell'abitudine, da cui deriva la credenza, utile per guidare la condotta umana ma priva di certezza assoluta
  • l'etica si fonda su criteri empirici e sul senso morale, infatti bisogna tenere distinti il piano dell'essere e quello del dover essere

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