Voltaire

(Pag. 394 - 400)



LO SPIRITO CRITICO E LA CONCEZIONE RELIGIOSA

Voltaire combatté in prima persona per la libertà di pensiero, la tolleranza, la pace, l'abolizione dell'ingiustizia e per la felicità umana. In nome di questi ideali subì anche conseguenze negative, per esempio un anno di prigione. Le sue opere inoltre, furono considerate frivole e immorali, addirittura da bruciare per evitare che si diffondessero. Questo principalmente perché Voltaire assunse come suo principale bersaglio polemico la Chiesa cattolica, di cui voleva smascherare pregiudizi e superstizioni. Egli credeva in Dio, ma secondo lui la religione non doveva suscitare paure e sensi di colpa e nemmeno erigere steccati tra gli uomini, ma insegnare l'amore e la pace (tutto il contrario di ciò che faceva la Chiesa in quegli anni). Partendo da queste considerazioni, Voltaire elabora una posizione coerente con i principi del deismo, secondo cui esiste una religione naturale e immutabile che si fonda su alcune verità razionalmente accettabili da tutti gli uomini, come ad esempio l'esistenza di Dio. Si può essere certi di ciò, poiché il mondo non proviene dal nulla: si deve razionalmente ammettere l'esistenza di un essere superiore che ne è l'autore. La ragione infatti, perviene a un puro concetto naturale di Dio, inteso semplicemente come essere necessario che crea l'universo.

LA CRITICA DELL'OTTIMISMO E L'ACCETTAZIONE DLLA CONDIZIONE UMANA

Al di là dell'ironia che spesso contraddistingue il suo stile, la visione di Voltaire non è semplicisticamente ottimistica. Egli si rende perfettamente conto del fatto che pur ammettendo l'esistenza di un Dio buono e giusto, non si può evitare di constatare la presenza del male e della sofferenza. Secondo Voltaire, benché sia ragionevole ammettere un Dio creatore dell'universo, non è appunto possibile, risolvere il problema del male con gli strumenti limitati dell'intelletto. L'unica alternativa per gli uomini, è quella di accettare la propria condizione e valorizzare al massimo le risorse e le capacità di cui dispongono. Voltaire considera l'uomo per quello che effettivamente è, ossia un essere debole e limitato, ma riconosce che egli può pretendere di ottenere la serenità e la felicità, soprattutto liberandosi dalle paure indotte dalle religioni, frutto di ignoranza e superstizione. Esso infatti, alla fine del Poema sul disastro di Lisbona (1756), afferma che, credere che tutto sia un bene è un'illusione ma che tutto un giorno potrebbe esserlo, questa è la speranza a cui non si deve rinunciare.


LA VISIONE APERTA E LIBERTARIA

La lucida considerazione della condizione umana e dei limiti dell'intelletto, porta Voltaire a una visione aperta e libertaria: se infatti nessuno detiene la verità assoluta e tutti siamo imponenti e fragili di fronte alle contraddizioni e al mistero della vita, allora dobbiamo riconoscere la nostra uguaglianza reciproca e dedurne un'autentica disposizione alla comprensione vicendevole. Ciò si traduce in ascoltare le ragioni degli altri, valutarle attentamente, senza condannarle in modo aprioristico e affrettato (Trattato sulla tolleranza, 1763). Colpisce in Voltaire l'ampiezza dello sguardo con cui osserva, valuta, compara le civiltà, in un arco storico lunghissimo secondo un metodo sempre sostanziato di esempi e casi che egli raccoglie cataloga in modo scrupoloso. È sulla base degli episodi riportati che Voltaire giunge a indicare, quale rimedio contro l'intolleranza -secondo lui propria delle religioni monoteiste-, un atteggiamento di serena accettazione della molteplicità delle fedi e delle credenze.

LA CONCEZIONE DELLA STORIA E LA FIDUCIA NEL PROGRESSO

La concezione di Voltaire, si fonda sulla fiducia nella costruzione di un mondo migliore e più libero, fiducia che pervade la sua visione della storia, intesa come il campo dell'autonoma iniziativa dell'uomo. La preoccupazione principale di tutta la sua ricerca, è sottolineare come la ragione sia l'unica facoltà in grado di affrancarci dai pregiudizi e di favorire la crescita civile e morale degli uomini. La storia dunque per Voltaire, consiste in un processo di graduale civilizzazione dell'umanità. Secondo lui inoltre la superiorità dei moderni rispetto agli antichi, si fonda prevalentemente sulla scoperta e la valorizzazione del carattere scientifico della ragione, in grado di cogliere le leggi oggettive dei fenomeni naturali. Occorre tuttavia che le conquiste della scienza, vengano messe al servizio del progresso materiale e spirituale dell'umanità. Discende da queste premesse, l'imperativo più pressante del programma illuminista, ovvero rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono al libero dispiegarsi della ragione umana. A questo proposito Voltaire introduce un'idea di filosofia della storia. Affrontare filosoficamente la storia, secondo lui significa innanzitutto assumere un atteggiamento razionalistico di critica delle fonti, per liberare il passato dalle interpretazioni fuorvianti, dovute alla superstizione, al fanatismo e ai pregiudizi. Con questo sguardo filosofico/selettivo che distingue il vero dal falso, gli avvenimenti principali da quelli secondari, è possibile individuare il senso profondo della storia che consiste nel progressivo e inarrestabile perfezionamento degli uomini e dei popoli.







 

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