Voltaire
(Pag. 394 - 400)
Al di là dell'ironia che spesso contraddistingue il suo stile, la visione di Voltaire non è semplicisticamente ottimistica. Egli si rende perfettamente conto del fatto che pur ammettendo l'esistenza di un Dio buono e giusto, non si può evitare di constatare la presenza del male e della sofferenza. Secondo Voltaire, benché sia ragionevole ammettere un Dio creatore dell'universo, non è appunto possibile, risolvere il problema del male con gli strumenti limitati dell'intelletto. L'unica alternativa per gli uomini, è quella di accettare la propria condizione e valorizzare al massimo le risorse e le capacità di cui dispongono. Voltaire considera l'uomo per quello che effettivamente è, ossia un essere debole e limitato, ma riconosce che egli può pretendere di ottenere la serenità e la felicità, soprattutto liberandosi dalle paure indotte dalle religioni, frutto di ignoranza e superstizione. Esso infatti, alla fine del Poema sul disastro di Lisbona (1756), afferma che, credere che tutto sia un bene è un'illusione ma che tutto un giorno potrebbe esserlo, questa è la speranza a cui non si deve rinunciare.
La concezione di Voltaire, si fonda sulla fiducia nella costruzione di un mondo migliore e più libero, fiducia che pervade la sua visione della storia, intesa come il campo dell'autonoma iniziativa dell'uomo. La preoccupazione principale di tutta la sua ricerca, è sottolineare come la ragione sia l'unica facoltà in grado di affrancarci dai pregiudizi e di favorire la crescita civile e morale degli uomini. La storia dunque per Voltaire, consiste in un processo di graduale civilizzazione dell'umanità. Secondo lui inoltre la superiorità dei moderni rispetto agli antichi, si fonda prevalentemente sulla scoperta e la valorizzazione del carattere scientifico della ragione, in grado di cogliere le leggi oggettive dei fenomeni naturali. Occorre tuttavia che le conquiste della scienza, vengano messe al servizio del progresso materiale e spirituale dell'umanità. Discende da queste premesse, l'imperativo più pressante del programma illuminista, ovvero rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono al libero dispiegarsi della ragione umana. A questo proposito Voltaire introduce un'idea di filosofia della storia. Affrontare filosoficamente la storia, secondo lui significa innanzitutto assumere un atteggiamento razionalistico di critica delle fonti, per liberare il passato dalle interpretazioni fuorvianti, dovute alla superstizione, al fanatismo e ai pregiudizi. Con questo sguardo filosofico/selettivo che distingue il vero dal falso, gli avvenimenti principali da quelli secondari, è possibile individuare il senso profondo della storia che consiste nel progressivo e inarrestabile perfezionamento degli uomini e dei popoli.
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